E' sera nella stanza del centro riabilitativo dove un angelo di nome Angelo dovrà fare i conti con l'ennesima visita di controllo che stabilirà se lui potrà presto lasciare la struttura dopo aver recuperato le sue facoltà fisiche e mentali. L'inadeguatezza al volo tuttavia permane, così come il suo stato d'ansia, dovuto all'aver illuminato, custodito, retto e governato per più di cent'anni, non uno ma ben sei artisti, tre milanesi e tre sparsi nel resto del mondo. Gli sono stati affidati dalla Pietà Celeste dopo che lui, l'Angelo, non ha accettato l'incarico di annunciare prima ad una giovane ragazza e poi ad un vecchio falegname che loro sarebbero diventati i genitori di Dio,
Così l'Angelo, fisarmonicista del Corpo Musicale Celeste, dai cori angelici è stato trasferito prima in portineria con la funzione di custode, poi promosso al reparto Angeli Custodi.
L'Angelo si confida con Enzo (Jannacci), suo vicino di stanza immaginario e dialoga con la musica di Jaco Pastorius, innovatore della tecnica del basso, il più caro dei suoi custoditi. Racconta loro della fatica che ha dovuto fare nel doversi occupare per anni oltre che di loro due anche della "poeta" Alda Merini, che fumava e mangiava a letto e si lasciava pettinare solo dal vento, di Lucio Fontana, lo scultore che tagliava le tele, del premio Nobel per la letteratura Wisława Szymborska, la polacca che scriveva poesie sulla cipolla e su un granello di sabbia, di Yves Klein, il giovane pittore col pallino del volo che lo ha tirato matto coinvolgendolo nel suo tentativo di creare un blu che prima non esisteva. Sei personaggi di cui ha dovuto occuparsi da solo. Motivo per cui alla fine è finito in quella stanza di quel reparto per cure riabilitative.
Il suo più grande desiderio è tornare a volare, dato che al centro gli hanno chiuso le ali in un armadio. Ma il cielo c'è, è lì fuori dalla finestra e basta aprirla che nella stanza entra, il cielo, e questo lui lo sa bene. Il cielo è onnipresente. Persino qui, dove le notti sono appiccicate alle pareti nere e il respiro dei corpi si innalza nella malinconia del buio.
L'Angelo racconta come racconta un reduce. A metà tra il lamento per le responsabilità che gli erano state affidate e la gratitudine per essersi davvero divertito con quei sei matti da custodire. E li ringrazia.
Perchè puoi anche avere le ali ma senza il cielo non voli.
Carlo Pastori
Nota degli autori:
Federico Fellini diceva che la curiosità è il motivo per cui alzarsi dal letto al mattino.Abbiamo lavorato e studiato a lungo e abbiamo trovato questi sei personaggi straordinari da far rivivere in scena attraverso i racconti dell'Angelo, con il chiaro intento di indicare al pubblico che assisterà allo spettacolo la loro grandezza. La loro luce.
Il nostro scopo ultimo è che, ogni singolo spettatore, secondo quel che l'avrà più colpito o incuriosito dopo aver assistito allo spettacolo, si vada poi ad informare ulteriormente per approfondire il percorso, la vita, la storia di uno o più di questi sei straordinari artisti. Il pretesto narrativo dell'Angelo ricoverato in riabilitazione ci è servito per incarnare sulla scena gli aspetti a nostro parere più interessanti ed il coraggio umile di queste donne e di questi uomini che per noi sono sempre stati maestri, padri e madri.
E una cosa così grande non potevamo tenercela solo per noi. Dovevamo raccontarla a tutti.
Marta Martinelli e Carlo Pastori
SENZA ALI è dedicato a tutti coloro ai quali è negata "l'idiozia della perfezione".